"Un uomo che si muove costantemente tra i progetti più sperimentali e affascinanti."
Progetti
I miei progetti nascono dal desiderio di mettere in relazione ciò che sembra distante: materiali, linguaggi, visioni, tempi. Mi muovo liberamente tra discipline e tecnologie diverse, seguendo un impulso esplorativo che non si ancora a uno stile né a una tecnica precisa.
Il mio lavoro è attraversato da un confronto costante con ciò che è altro da noi: intelligenze artificiali, glitch, alter ego digitali, frammenti invisibili di realtà. In questi spazi, la tecnologia diventa alleata, interlocutrice, co-autrice.
Mi interessa ciò che resta, ciò che sedimenta. In ogni progetto c’è un dialogo sotterraneo con il passato: immagini, simboli, strutture che riemergono e si trasformano. Rielaboro ciò che ereditiamo, non per conservarlo, ma per metterlo in discussione e renderlo vivo.
Ogni lavoro è un sistema aperto: cambia forma, linguaggio e prospettiva, ma segue una visione coerente. Una visione che cerca libertà, profondità e complessità, anche quando si manifesta in apparente semplicità.
Nanoarte
Con la Nanoarte realizzo opere in scala micrometrica e nanometrica, invisibili a occhio nudo. Attraverso l’unione di scienza, tecnologia e creatività, queste opere sfidano i confini della percezione e mettono in discussione l’idea stessa di visibilità. La Nanoarte, da un lato, ridimensiona l’arte contemporanea, dall’altro relativizza la centralità dello sguardo umano, mostrando come intere realtà possano esistere al di là dei limiti imposti dai nostri sensi.

OKKULT Motion Pictures & il Giphoscope
Okkult Motion Pictures e il Giphoscope nascono dall’incontro tra digitale e analogico. Okkult trasforma la GIF animata in una vera opera d’arte visiva; il Giphoscope — primo riproduttore analogico al mondo di GIF — ne restituisce una versione fisica, tattile, interattiva. Ogni Giphoscope è un oggetto unico, artigianale e personalizzabile. Insieme, Okkult e il Giphoscope reinventano il modo di vivere l’effimero digitale, dando forma e memoria a un formato concepito per scomparire.
Alexander Van Glitch
Alexander Van Glitch è un progetto autonomo, un mio alter ego artistico con una propria estetica, tecnica e visione. Si muove all’interno della mobile art, lavorando esclusivamente con uno smartphone come unico strumento di produzione. Le opere nate sotto questo nome riflettono il caos, la frammentazione e la velocità della vita digitale. Van Glitch abbraccia l’errore come forza generativa, mette in discussione la stabilità dell’identità e relativizza la centralità dell’umano in un mondo tecnologico in costante trasformazione.


Catherine Gipton
Catherine Gipton è una curatrice virtuale nata dalla collaborazione tra intelligenza artificiale e intuizione umana. Non è un semplice strumento, ma un'entità semi-autonoma che scrive, interpreta e propone visioni critiche. La sua esistenza mette in discussione i concetti di autorialità, ruolo curatoriale e centralità dell’umano. Catherine non si limita a supportare: agisce, prende parola, partecipa. Attraverso di lei esploro un nuovo spazio di confronto tra sensibilità umane e processi algoritmici, dove la curatela diventa un terreno aperto, fluido e in continua ridefinizione.
AI Art
Con l'AI Art esploro il potenziale dell’intelligenza artificiale non solo come strumento, ma come collaboratore nel processo creativo e artistico. Attraverso algoritmi di machine learning, indago la relazione tra intuizione umana e logica computazionale. Questo progetto mette in discussione il ruolo dell’artista e apre nuove possibilità espressive, spingendo a riconsiderare cosa significhi oggi creare — e da chi.
